Urbanistica INFORMAZIONI

Le scelte, le attuazioni, processi virtuosi e debolezze

I progetti che sono stati di recente portati a realizzazione e che si stanno attuando o predisponendo a Genova attingono all’esperienza maturata durante la stagione dei “programmi complessi” e dei “grandi eventi”, che ha fatto della Città un modello virtuoso - è portato ad esempio il processo messo in atto per contrastare il degrado fisico e sociale del Centro storico - in cui l’Amministrazione comunale ha saputo cogliere le occasioni per ottenere finanziamenti europei e statali.
La maturata capacità di coordinamento delle scelte si è espressa anche recentemente in diverse iniziative, attorno alle quali sono stati fatti convergere, su uno stesso ambito territoriale, progetti e finanziamenti di diversa natura. Sono gli interventi per la rivitalizzazione di zone del Centro Storico (recupero del quartiere del Ghetto, realizzazione di edilizia sperimentale per studenti, predisposizione del Patto territoriale di Sviluppo locale e Progetto integrato del quartiere della Maddalena) oppure per la riqualificazione di nuclei urbani periferici (es. Molassana, in val Bisagno, ove azioni pubbliche, dai Contratti di Quartiere II al recente Progetto Integrato finanziato attraverso i Programmi Operativi Regionali, e un’iniziativa privata di riconversione di un’area industriale convergono al fine di realizzare un nuovo polo urbano di vallata); oppure ancora i progetti di riordino urbano conseguenti alla realizzazione di infrastrutture della mobilità (è il caso dei Progetti Integrati di Sampierdarena e di Cornigliano con la parallela previsione della strada di scorrimento a mare di ponente e del progetto residenziale delle Torri Faro a Sampiedarena, connesso al potenziamento e al riassetto del nodo stradale di San Benigno).
Il processo di riqualificazione avviato a partire dagli anni 1990 ha indotto la definizione di un nuovo modello di sviluppo, non più basato esclusivamente sulle funzioni industriali e portuali, ma anche su quelle turistiche e culturali (ne sono esempi i progetti proposti per la riqualificazione della zona ricreativa e balneare del Lido e il concorso di idee per la valorizzazione del litorale di levante, fino a Nervi), oltre che su quelle terziarie qualificate (si collocano in questa tipologia di intervento i “grandi progetti” del nuovo Padiglione della Fiera del mare e del Parco scientifico-tecnologico degli Erzelli).
Particolare attenzione è posta al miglioramento quali-quantitativo dei servizi di livello urbano: nel quartiere di Marassi lo spostamento dello storico Mercato ortofrutticolo all’ingrosso ha comportato la sua sostituzione con una piattaforma a servizi di livello municipale e, parallelamente, la realizzazione del nuovo mercato ortofrutticolo a Bolzaneto, elemento costitutivo del polo logistico in Valpolcevera; mentre l’intervento di Ponte Parodi sfrutta la posizione strategica per realizzare una “piazza tridimensionale sul Mediterraneo” che sia perno del sistema del Porto Antico, portando a completamento le operazioni di riuso degli spazi e degli edifici compresi all’interno della vecchia Darsena. Anche il Progetto Integrato di Prà – Marina programma la rigenerazione delle aree abbandonate di Prà, comprese tra la linea ferroviaria dismessa e il canale di calma, attraverso previsioni di nuovi servizi urbani.
Il tema della rigenerazione dei quartieri degradati ricorre in altri interventi, realizzati, in fase di realizzazione e proposti, quali quelli per l’area delle acciaierie di Cornigliano, per il quartiere di ERP di Begato, per le aree centrali di Sampierdarena, per i quali si intende operare attraverso la riqualificazione oppure la realizzazione ex novo di spazi pubblici, percorsi urbani e servizi.
Tuttavia quest’ampio spettro di progetti sta soffrendo del venir meno di contributi pubblici, conseguente anche all’attuale mancanza di grandi eventi quali quelli che la città era stata in grado di attivare in passato (l’Esposizione colombiana nel 1992, il G8 nel luglio 2001, Genova capitale europea della cultura nel 2004).
La carenza di finanziamenti pubblici ha dato luogo ad una maggiore episodicità degli interventi. Emblematiche sono le attuali modalità di intervento nel settore dell’ERS, conseguenti all’esaurirsi, nella seconda metà degli anni 1990, dei fondi Gescal: gli interventi sono stati delegati agli scarsi, rispetto ai fabbisogni, finanziamenti regionali, ovvero caricati sull’intervento privato attraverso una disposizione legislativa che il comune genovese ha interpretato con incremento degli oneri urbanizzativi [1].
In alcuni casi si è verificata la concorrenza tra progetti inseriti nello stesso programma di finanziamenti che ha visto perdente l’ente pubblico a fronte della maggiore reattività del soggetto privato. È il caso dell’Ospedale Galliera, proprietà dell’Ente omonimo, il cui progetto preliminare è stato approvato nell’agosto 2011, a seguito di specifica variante urbanistica per la valorizzazione immobiliare di alcuni beni dell’Ente stesso, in contrapposizione ai processi di concertazione tra Comune e Regione per l’individuazione del sito dell’Ospedale del Ponente, intervenuta solo recentissimamente (il Protocollo d’Intesa è del febbraio 2012) dopo il rincorrersi di ipotesi di localizzazione spesso poco percorribili nelle fasi di elaborazione del nuovo piano urbanistico comunale (Puc).
Anche nel caso dei grandi interventi urbani, l’assenza o la maggior selettività dell’intervento finanziario pubblico fa sì che i progetti in itinere o in attuazione (il centro polifunzionale di Ponte Parodi, il Parco Scientifico Erzelli e la piastra servizi di Corso Sardegna) dipendano da iniziative o finanziamenti privati.
In alcuni casi il soggetto pubblico ha agito come regista delle scelte urbanistiche: sia Ponte Parodi sia la piastra servizi di Corso Sardegna si sono sviluppati attraverso un lungo percorso di elaborazione avviato nel 1999, nel caso di Corso Sardegna con l’attivazione di pratiche partecipative, nel caso di ponte Parodi con un di concorso internazionale d’idee che vide vincitore lo Studio Van Berkel & Bos. In entrambi i progetti il finanziatore è stato individuato tramite project financing e si è avuta una notevole dilatazione dei tempi, sia per l’articolazione dei procedimenti amministrativi (a volte indotta dai decisori [2]), sia per la presenza di più attori (alcuni in condizione di conflitto di interessi [3]). Ad oggi i due progetti sono ancora in procinto di approvazione e, nonostante l’evidente mutazione del quadro economico e sociale di riferimento, gli “affidamenti” dei concessionari sono tali da sconsigliarne modifiche sostanziale.
Riguardo al Parco tecnologico degli Erzelli il processo di trasformazione è stato avviato in tempi più recenti, e si è sviluppato seguendo processi decisionali ed amministrativi tipicamente urbanistici: definizione di una variante agli strumenti di pianificazione comunali e sovraordinati a partire dal 2005 e successiva approvazione di uno strumento di pianificazione attuativa in accordo di programma perfezionatasi nel 2007. Tuttavia, a fronte del consolidamento dello “stato di diritto” delle aree, il processo decisionale ha rinviato le necessarie valutazioni economico-finanziarie, con particolare riferimento alla dimensione del finanziamento pubblico necessario per l’attuazione dell’intervento. L’area infatti, per sua collocazione e situazione orografica e per le dimensioni dell’intervento programmato (413.000 mq di superficie edificabile per funzioni produttive, residenziali e formative), necessita di ingenti urbanizzazioni e di un sistema di trasporto pubblico, preferibilmente in sede dedicata, di adeguata capacità. Inoltre la nuova sede della Facoltà di Ingegneria è stata programmata sulla base di finanziamenti pubblici che, in tempi recenti, si sono rivelati inadeguati per dare attuazione al progetto nelle dimensioni inizialmente prospettate, richiedendo un maggior impegno economico dell’Università di Genova, tema ad oggi ancora irrisolto.
Nei casi dei progetti di maggiore dimensione ed articolazione è quindi mancata un regia autorevole, sotto il profilo formale e sostanziale, del processo di definizione, programmazione ed attuazione del progetto, regia per altro non prevista dagli attuali strumenti normativi, per cui progetti definiti strategici a vari livelli (comunale, regionale e perfino nazionale, nel caso di Erzelli) vengono affidati all’attuazione “ordinaria”, delegando i tempi ed i modi delle varie componenti al “farsi” di frammentati procedimenti amministrativi relativi ad ogni singola componente disciplinare (ambientale, idrogeologia, urbanistica, urbanistica attuativa, edilizia, relativa alla progettazione ed affidamento delle opere di urbanizzazione, contenimento consumi energetici e utilizzo di energie alternative qualora non integrate con la componente edilizia, ecc.).
Vi sono tuttavia da segnalare alcuni casi virtuosi, seppur di dimensione più contenuta, ove l’azione pubblica e privata si sono sviluppate in sinergia, nella definizione sia dei contenuti progettuali, sia di finanziamento delle opere, con la fattiva partecipazione di tutti i soggetti interessati. Così è stato nel caso del Progetto Integrato Molassana, ove un intervento privato di media dimensione, la riqualificazione di un’area industriale dismessa, è stata l’occasione per definire con la partecipazione della comunità locale un sistema di servizi di quartiere e dei relativi spazi e percorsi pubblici, realizzando un’azione sinergica tra interventi privati ed interventi pubblici già in programmazione o successivamente finanziati.
Caso con potenzialità analoghe, ancorché non dotato di finanziamenti pubblici, è l’area ex Mira Lanza a Teglia, in Valpolcevera. Le vicende dell’ex sito industriale, dismesso a partire dalla metà degli anni 1960, sono condizionate nell’ultimo decennio della prevista realizzazione dell’ospedale di vallata; infatti, con Accordo di Pianificazione sottoscritto nel 2003 la Regione introdusse la specifica destinazione ospedaliera sull’area di cui trattasi nel proprio Piano Territoriale di Coordinamento, direttamente incidente sul Puc [4]. A seguito dell’approvazione di un programma di modernizzazione del proprio parco ospedaliero, nel 2007 la Regione Liguria abbandonò l’ipotesi di realizzare l’ospedale di vallata – senza tuttavia che decadesse l’efficacia urbanistica della previsione, tuttora vigente – e approvò un nuovo accordo di pianificazione che riorientava il distretto di trasformazione verso funzioni urbane ordinarie (residenza, commerciale, terziario, housing sociale e servizi). In questi giorni è stato siglato l’accordo con cui l’area, in considerazione della sua centralità e dell’accessibilità rispetto alla vallata e come “risarcimento” alla comunità locale, è stata scelta quale localizzazione della piastra sanitaria della Val Polcevera, una delle quattro “piastre socio-sanitarie”, luoghi di erogazione di servizi con funzione di prevenzione e cura, individuate da Comune e Regione.
Questo elemento, con la contestuale realizzazione in zona contigua di una fermata ferroviaria da parte di RFI [5], nonché la presenza di un significativa componente di ERS, fanno di Teglia Mira Lanza uno dei piani attuativi con maggiori potenzialità riguardo alla costituzione di un centralità urbana. Questo perché l’intervento si fonda sull’individuazione di significative funzioni urbane e sulla realizzazione di dotazioni infrastrutturali interconnesse, elementi strategici che spesso non si ritrovano negli strumenti di programmazione anche recentemente adottati [6].
Questa debolezza si rileva, per esempio, nella programmazione dei grandi contenitori urbani di prossima disponibilità: un esempio è il riuso del silo Hennebique (adiacente alla Darsena già convertita a funzioni urbane), dove si è sviluppato un ragionamento di assetto e tutela architettonica, di funzioni e rapporti percentuali tra le stesse, senza definire ipotesi sulla componente pubblica dell’intervento, per altro molto significativa (almeno 9.000 mq di superficie agibile stando alla variante recentemente adottata dal Comune).
Altro tema è quello della dismissione dei grandi patrimoni pubblici. E’ il caso dell’ex Ospedale psichiatrico di Quarto, di cui si prevede la privatizzazione; il Puc, attraverso un piano attuativo, ammette la realizzazione di nuove costruzioni nella zona a parco, anche per funzioni quali “residenza, uffici, industria ad alta tecnologia, servizi e parcheggi pubblici” e “l’insediamento di un’unica attività produttiva di terziario avanzato ad alto contenuto di specializzazione tecnologica …” nell’edificio monumentale. Va tuttavia evidenziato che il Puc ha seguito la vendita di parte degli immobili dell’ex Ospedale psichiatrico da parte della Regione per ripianare i debiti della sanità; pertanto le scelte del piano sono state condizionate dalla necessità di valorizzazione immobiliare.
Va infine citato il tema delle dismissioni dei grandi demani statali, in primo luogo quelli relativi ad installazioni militari ormai obsolete. Un caso ancora irrisolto è quello della Caserma Gavoglio, ex proiettilificio militare sito nel quartiere popolare del Lagaccio a monte della stazione ferroviaria di Principe, da sempre indicata dal Comune come risorsa per la riqualificazione urbana, in termini di servizi e spazi di socializzazione. A fronte di ciò, dopo due protocolli d’intesa sottoscritti nel 2007 tra Comune, Ministero della Difesa e Agenzia del Demanio - nel secondo si è aggiunta la Regione, che ha consentito l’inserimento dell’area nel Programma Unitario di Valorizzazione dei Beni Pubblici avviato lo stesso anno medesimo [7] - non si è ancora addivenuti ad un accordo.
Un’altra importante sfida riguarda il mantenimento e la valorizzazione dei luoghi della produzione. In questo caso la trasformazioni urbane agiscono come corollario al tema principale, inerente la politica industriale di grandi realtà produttive nazionali ed internazionali.
I due esempi attualmente alla ribalta sono l’acciaieria di Cornigliano dell’impresa Riva e Fincantieri.
Nel primo caso è stato sottoscritto nel 2005 [8] da una serie di Soggetti - tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri, vari ministeri, Agenzia del Demanio, Regione, Provincia e Comune, Autorità Portuale, ILVA Spa, Associazioni Industriali e rappresentanze sindacali – un Accordo di programma che prevede, tra l’altro, la cessione agli Enti locali (attraverso una Società all’uopo costituita) di una parte delle aree ILVA non più funzionali alla produzione e la messa a disposizione di fondi per la bonifica e la riqualificazione ai fini urbani di dette aree, per creare “anche con il coinvolgimento della popolazione interessata, le condizioni necessarie per la riqualificazione del territorio di Cornigliano e per la riqualificazione del relativo contesto urbano”.
L’Accordo ha costituito il presupposto per la realizzazione di una porzione di una nuova strada a mare, in fase di realizzazione, e di una serie di servizi finanziati ed avviati nell’ultimo quinquennio [9]. Tali interventi, pur in assenza di un programma definito delle trasformazioni delle aree industriali dismesse, sono connessi da un disegno di generale riqualificazione di Cornigliano, a partire dal trasferimento sulla strada a mare del traffico di attraversamento urbano e portuale attualmente sostenuta dalla centrale via omonima.
Questo ciclo virtuoso non si rileva nel caso di Fincantieri: il protocollo d’intesa sottoscritto nel luglio 2011 dal Ministeri dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti, Regione, Provincia, Comune, Autorità Portuale Fincantieri Spa e Porto Petroli di Genova Spa è finalizzato al “perseguimento dell’obiettivo di riorganizzazione, ampliamento e ottimizzazione delle potenzialità delle infrastrutture portuali e della funzionalità dell’area di Sestri ponente del porto di Genova, attraverso: la realizzazione di un nuovo piazzale operativo di 117.000 mq, tramite il riempimento di uno specchio acqueo di circa 71.000 mq nel compendio di Multedo – Sestri Ponente e l’allestimento di nuove strutture ed impianti per le attività navalmeccaniche anche a carattere innovativo …”. Nell’ambito di detto Accordo il Comune di Genova “in coerenza con gli atti di programmazione fino ad oggi adottati, si impegna a definire l’accordo di destinazione urbanistica ed edilizia delle aree attualmente di proprietà Fincantieri.”
Il Puc individua per l’area “urbana” di Fincantieri una soluzione progettuale suggestiva nella conformazione, ma priva di indicazioni riguardo a funzioni in grado di creare polarità urbane (viene previsto un parco lineare stretto tra la linea ferroviaria, nuovi insediamenti residenziali e quartieri artigianali consolidati).
Certamente la motivazione principale circa le differenze di impostazione dei due documenti è da attribuirsi all’attuale scenario socio-economico ed occupazionale, notevolmente deterioratosi nell’ultimo decennio, che porta ad accelerare gli accordi ed a privilegiare gli interventi sul settore produttivo.
Infine, un breve cenno meritano i processi attuativi dei grandi progetti infrastrutturali, ferroviari e viari, che, oltre ad indurre diretta profonde trasformazioni sul sistema urbano e metropolitano, determineranno, nel corso delle prossime fasi attuative, una serie di trasformazioni collaterali che possono divenire elementi di riqualificazione ed infrastrutturazione a livello urbano e locale.
Va a tal proposito evidenziato che gli interventi programmati ed in fase di realizzazione sul nodo ferroviario di Genova sono accompagnati da varianti urbanistiche finalizzate alla valorizzazione immobiliare delle aree ferroviarie da dismettere, inquadrate in accordi. Il Protocollo d’intesa sottoscritto nel 2008 ha stabilito che venga elaborato un “piano direttore”, ovvero “un programma complessivo degli interventi finalizzati all’integrazione e al miglioramento dell’esercizio dei servizi di trasporto su ferro…” in cui siano sviluppati “i criteri e le modalità di trasformazione delle aree di proprietà FS dismesse o dismettibili all’uso ferroviario.” Nelle more della definizione del piano direttore sono state individuate cinque aree ferroviarie in cui si è ritenuto di addivenire a variante urbanistica [10].
Si delinea quindi un quadro di interventi estremamente articolato e complesso, ancorché a volte risalente a ideazioni lontane nel tempo, tale da richiedere una fattiva e lungimirante supervisione in grado di attualizzare i programmi e progetti, mantenendo e sviluppando il loro ruolo e significato nel contesto di riferimento.

[1Una variante generale del settore abitativo, per l’adeguamento del PUC alla Lr 38/1997, è stata adottata dal Comune con deliberazione n.4 del 15/02/2011, approvata nel settembre 2011 e di fatto recepita dal nuovo PUC nel dicembre 2012.

[2Emblematico è il caso di Corso Sardegna. Il procedimento di project financing, avviato nel 2002 dopo una fase partecipativa per la definizione del concept del progetto, ha portato nel 2006 all’individuazione del promotore ed alla stipula della concessione nel 2007. Successivamente il progetto è stato nuovamente sottoposto al CC quale strumento urbanistico attuativo; questo passaggio ha determinato modifiche sostanziali al progetto e, conseguentemente, al piano economico-finanziario, richiedendo una nuova fase negoziale con il concessionario non ancora conclusasi.

[3Nel caso del Centro polifunzionale di Ponte Parodi l’anima “portuale” dell’Autorità titolare delle aree complica i processi decisionali ed attuativi dell’intervento, destinato a funzioni prevalentemente urbane.

[4Con la sottoscrizione dell’Accordo di Programma da parte di Regione, Comune ed ASL e con la partecipazione di RFI Spa, intervenuta il 7 aprile 2003, ha assunto efficacia la variante integrativa del PTC per gli Insediamenti Produttivi dell’Area Centrale Ligure volta alla localizzazione del Nuovo Ospedale di Vallata sull’area ex Mira Lanza, con effetto di conformazione del PUC.

[5Lavori già appaltati da RFI Spa nell’ambito dei lavori del nodo ferroviario di Genova.

[6Il nuovo PUC non ha sviluppato un compiuto ragionamento sulla città pubblica e l’attuazione di molte delle trasformazioni, anche di dimensioni significative, è lasciata a puntuali negoziazioni che inducono episodicità nelle proposte e nelle scelte nella prassi spesso demandate ai Municipi.

[7In particolare il comma 15 bis del DL 25/09/2001, n.351, convertito in L 23/11/2001, n.410, prevede che l’Agenzia del demanio può individuare, d’intesa con gli Enti territoriali interessati, una pluralità di beni immobiliari pubblici per i quali è attivato un processo di valorizzazione unico, in coerenza con gli indirizzi di sviluppo territoriale, nell’ambito del contesto economico e sociale di riferimento.
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[8Precisamente trattasi di un Atto modificativo di un Accordo di Programma sottoscritto nel 1999.

[9Si tratta di interventi per la realizzazione di parcheggi pubblici nel tessuto urbano, dell’individuazione e riqualificazione di aree a verde, della manutenzione di edifici pubblici o di pubblico interesse, del parziale finanziamento di manutenzioni delle facciate degli edifici residenziali del tessuto urbano ottocentesco.

[10Si tratta della Stazione ferroviaria di Pontedecimo (ambito speciale di riqualificazione urbana n.29); dell’area Trasta (inclusa nel Distretto Aggregato 27c); di un’area in località Fegino (inclusa nel Distretto Aggregato n. 9e); dell’area ferroviaria di Mura degli Zingari (sottozona DU) e dell’area parcheggio a levante della stazione ferroviaria di Nervi (inclusa nella sottozona XF). Le varianti, il cui procedimento è stato avviato con DCC 103 del dicembre 2010 sono attualmente vigenti.

Data di pubblicazione: 26 giugno 2012