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Gli “stadi” di sviluppo di Johannesburg

Dopo l’assegnazione dei Mondiali al Sud Africa, prima volta per il continente Africano, si è scatenata una forte competizione sia tra le città, che tra gli impianti che avrebbero ospitato le diverse partite. Molti hanno espresso dei dubbi riguardo al reale ritorno degli investimenti negli stadi e nella loro conseguente sostenibilità economica. Questo è certamente un problema comune a tutti i megaeventi, ma è ancor più vero nel caso dei Mondiali di calcio, che pone la questione per più di una città della stessa nazione. Gli stadi scelti per ospitare le partite della fase finale dei Mondiali sono stati dieci, dislocati in diverse città, di cui due a Johannesburg. Quelli progettati e realizzati per l’occasione sono stati: il Peter Mokaba di Polokwane, il Mbombela di Nelspruit, il Nelson Mandela Bay della vecchia Port Elisabeth, il Green Point di Cape Town. Gli stadi già esistenti e ristrutturati per i mondiali sono: il Loftus Versfeld di Pretoria/Tshwane, il Royal Bafokeng di Rustenburg; il Moses Mabhida di Durban; il Free State di Mangaung / Bloemfontein. A Johannesburg, l’Ellis Park Stadium e il FNB Stadium – Soccer City sono gli impianti scelti dalla FIFA (2004) per disputare 16 partite (su 64) della fase finale del Mondiale.

Il calcio e la città

Lo stadio di Ellis Park, che si trova nel centro di Johannesburg, era stato inaugurato nel 1982 e per questa occasione è stato ristrutturato e ampliato al fine di portarne la capienza ai 70 mila posti richiesti dalla Fifa, aggiungendone 10 mila a quelli esistenti. Tra gli stadi del Mondiale, questo è l’unico a non essere interamente edificato ex novo; e a non trovarsi in periferia. Molti dubbi sono stati sollevati sul progetto che comprendeva non solo la ristrutturazione dell’impianto sportivo vero e proprio, ma anche la riqualificazione di un’area più vasta che includeva anche i quartieri circostanti e altri impianti sportivi. A detta dell’autorità municipale che opera attraverso la Johannesburg Development Agency (Wessels 2006), il progetto dell’Ellis Park Precinct si inserisce all’interno di un più vasto programma di recupero dell’Inner City che comprende interventi nei quartieri Doornfontein, Bertrams, Bezuidenhout Valley, Troyeville, Judith’s Paarl and Lorentzville, ovvero un’intera porzione del Central Bussiness District, che dopo il 1990, è stato rapidamente abbandonato dalla popolazione bianca a favore del nuovo Centro Direzionale di Sandton, nel nord della città, oggi nodo finanziario e commerciale più importante dell’Africa Sub-Sahariana. Questo progetto coinvolge diversi stakeholders pubblici, oltre alla JDA, e riguarda anche altri impianti sportivi quali il Johannesburg Athletic Stadium e la prima piscina olimpionica della città. Sebbene Ellis Park sia stato il palcoscenico di alcune delle partite più importanti della fase finale, è localizzato in un’area degradata della città, caratterizzata da una popolazione povera, da ampi gruppi di immigrati, in edifici sovraffollati e in molti casi fatiscenti. Durante i lavori, le amministrazioni locali hanno palesato più volte, ed infine realizzato, l’intenzione di sgomberare i residenti “indesiderati”, per promuovere la rigenerazione e per utilizzare gli investimenti privati in maniera più massiccia. Secondo Claire Bénit-Gbaffou (2009) questo progetto, iniziato nel 2004 non ha tenuto conto dei residenti poveri del quartiere, che vivevano negli slums intorno allo stadio; inoltre la natura dell’evento avrebbe escluso i poveri dai dibattiti e dalle decisioni riguardanti il progetto. Sebbene nel progetto fossero coinvolti molti stakerholders pubblici, Bénit-Gbaffou sostiene che ci sia stata poca chiarezza riguardo il reale utilizzo e l’entità dei fondi che dovrebbe aggirarsi attorno ai 2 miliardi di Rand (circa 214 milioni di Euro), e che le occasioni per sviluppare un percorso partecipativo con i residenti sono state rapidamente abbandonate anteponendo l’urgenza che sempre si pone in occasione dei mega eventi come i giochi olimpici o gli Expo. In particolare, nel caso dei residenti di Bertrams, questi sono stati sgomberati per permettere la costruzione di alloggi sociali con fondi pubblici e privati. Per alcuni di essi si è approntata una sistemazione temporanea in alcune abitazioni a Hillbrow, un altro quartiere del CBD, ma da questa soluzione sono state escluse le famiglie con più di due figli a causa della ridottissima dimensione degli alloggi temporanei, costituiti da una stanza e da cucine e bagni comuni. Inoltre, in questo caso, come in tutti i progetti di social housing in Sud Africa, mentre gli abitanti Sudafricani che dimostrassero di avere le capacità economiche per pagare l’affitto potevano accedere ai sussidi, quelli stranieri sono rimasti esclusi da tali vantaggi. Altri nodi da sciogliere riguardano il periodo di tempo durante il quale le famiglie potranno restare negli alloggi temporanei, e l’offerta eventuale di altre alternative in seguito, entrambi per ora senza soluzione.

La città del calcio

L’altro stadio di Johannesburg scelto per i mondiali è il Soccer City Stadium, che è stato sostanzialmente ricostruito, secondo il progetto dello studio sudafricano Boogertman and partners, sul vecchio impianto conosciuto come FNB Stadium, portando la capienza da 80 mila a circa 95 mila spettatori, sopraelevando tutta la struttura di un piano e realizzando una copertura che gli conferisce una forma paragonata alla “zucca gigante” o alla classica pentola africana. Questo impianto si trova a Sud Ovest del centro di Johannesburg vicino alla famosissima township di Soweto, e ha ospitato anche la partita inaugurale e la finale. Anche in questo caso il progetto d’insieme, chiamato Nasrec Precinct (JDA 2009), prevedeva interventi per un totale di 420 ha e, oltre allo stadio, considerato uno degli migliori costruiti negli ultimi anni nel mondo, includeva la costruzione del Johannesburg Expo Centre, di una stazione ferroviaria completata nel marzo 2009, di una promenade pedonale e di un ponte che supera la ferrovia e collega l’hub multimodale (treno, taxi, bus) con lo stadio. Non ancora realizzati invece sono l’hotel e l’insediamento residenziale e terziario che doveva far parte dell’intervento, per un totale di circa 33 ha. Non sembra che questo impianto possa essere usato frequentemente in futuro per ospitare partite di calcio, almeno non tali da richiede la capienza per cui è stato realizzato, si ipotizza invece possa essere usato per il rugby, sport nazionale (sia pur della minoranza bianca in prevalenza), che però viene seguito in numero consistente solo per alcune squadre. Secondo Sibongile Mazibuko, direttore esecutivo dell’ufficio “City of Johannesburg’s 2010”, Soccer City può essere usata, oltre che per le attività strettamente legate allo sport, anche per le altre strutture che la compongono: l’International Broadcast Centre, le suite private e l’auditorium da 200 posti potrebbero essere usati per ospitare eventi e conferenze. In generale, non pare ci sia un previsione esatta degli manifestazioni che il nuovo stadio potrebbe ospitare, anche se sembra che questo abbia sopperito alla necessità di una struttura per eventi di portata nazionale , da circa 100 mila spettatori, come ad esempio il giuramento dei capi di stato o la presentazione dello stato della nazione. Quello che appare certo è che non sia stato preparato adeguatamente un piano per il post-evento, come ad esempio sta approntando Londra per le Olimpiadi del 2012, con la formazione del London Legacy Agency, il riutilizzo del villaggio olimpico, la predisposizione di impianti sportivi o parti di impianto che possano essere smantellati e rivenduti. Secondo Nate Berg (2010a), è ancora presto per capire se gli stadi del mondiale sudafricano fungeranno davvero da volano per lo sviluppo, anche se Johannesburg ha beneficiato quanto meno della veloce realizzazione del sistema di bus rapidi, che sarebbe stato molto difficile costruire in cosi breve tempo in un paese in via di sviluppo come questo. Chiaramente tali complesse operazioni sono più facili nel caso in cui gli impianti siano concentrati in un’unica città e sotto il governo un numero ristretto di enti. A detta di molti, però, il timore che gli stadi del mondiale sudafricano restino “white elephants” si concretizza sempre più.

Il trasporto pubblico

Il trasporto pubblico a Johannesburg con i Mondiali ha fatto passi da gigante. Secondo il Ministro del Trasporto Sudafricano Sibusiso Ndebele (News24 2010) le infrastrutture saranno per il paese la vera eredità del Mondiale. A Johannesburg due importanti opere si sommano alla riqualificazione della stazione centrale della città e al nuovo terminal dell’aeroporto internazionale OR Tambo: il Gautrain e il Bus Rapid Transit, detto Rea Vaya. Il Gautrain è una linea ferroviaria ad alta velocità che collega l’aeroporto con Sandton. Tra circa un anno sarà completata anche la tratta principale tra Johannesburg e Pretoria, coprendo una distanza totale di circa 80 km in 40 minuti. Il progetto era già previsto prima dell’assegnazione dei Mondiali e i lavori, iniziati nel settembre 2006, sono stati completati almeno nella tratta urbana di Johannesburg, in parte sotterranea, con un anno di anticipo, proprio in funzione del mega-evento. La realizzazione è stata affidata a un consorzio Canadese - Franco - Sudafricano per un totale di 25 miliardi di Rand (2,67 mld euro), di cui circa 21,5 mld finanziati dal Governo nazionale e il resto da investimenti privati. Il costo del biglietto sarebbe di circa 100 rand (9,5 euro) ed è chiaramente proibitivo per la popolazione locale. Questa linea si configura come un trasporto destinato a fasce di popolazione abbiente, almeno per la tratta che collega la città con l’hub aereo, mentre dovrebbe prevedere agevolazioni e biglietti integrati con gli altri trasporti pubblici e con i parcheggi, per la tratta che comprenderà 10 stazioni tra le due maggiori città della provincia del Gauteng. Il Rea Vaya, il nuovo sistema di bus pubblici che connette il CBD soprattutto con le township a Sud, ha permesso di ridurre un deficit trasportistico molto importante che alimenta tutt’oggi la segregazione delle fasce più povere della popolazione che risiede in queste zone. Secondo Rehana Moosajee (Dugger 2010), direttore del Dipartimento dei Trasporti di Johannesburg, il trasporto influisce per circa un quinto sul salario medio di un lavoratore nero delle fasce meno abbienti della popolazione proveniente dalle township, che guadagna circa 160$ al mese. La Fase 1 del Rea Vaya è stata inaugurata nell’autunno del 2009 in vista proprio dell’evento dell’estate scorsa. Una volta completato, il nuovo sistema di trasporto pubblico conterà 100 stazioni e circa 200 miglia di linee (320 km), e potrebbe influire sul monopolio del trasporto urbano di Johannesburg costituito dall’automobile privata e dalla rete informale dei taxi minibus. Questo nuovo sistema di trasporto pubblico, in parte anche contestato dai residenti delle zone attraversate dalle nuove linee (Hattam 2010), connette Soweto con il CBD e, in prospettiva, anche con Sandton.

Data di pubblicazione: 23 marzo 2011