Una ruota di 2.140 caratteri
L’equilibrio è necessario in bicicletta ma ancora più nella vita. Le “uscite” dalla routine quotidiana di Riccardo Barlaam stanno nell’andare avanti diventando migliore senza farsi imprigionare dalle tabelle. “Fautore del ciclismo anarchico, con i peli delle gambe” spiega come “vincendo le difficoltà sui pedali si impara a non scappare di fronte alle salite infinite che a volte la vita ci riserva.”
Tutte le salite del mondo non è solo la metafora di un giornalista fanatico delle prove estreme. Hanno nomi importanti: Maratona di Barcellona, Oetzi Alpin Marathon, dove arriva ultimo, e Challenge a Rimini, per citarne solo tre, i racconti dettagliati della “paura di non farcela ad arrivare fino in fondo”.
Le imprese per trovare il proprio limite e non sbagliare il passo come tutte le cronache ciclistiche sono ripetitive ma chi pedala non ci fa caso. La strada anche se nota non è mai la stessa. Occorre sapere innovare il proprio punto di vista. Raccontando l’affermazione del costruttore triestino Wilier (W l’Italia Libera e Redenta) che gli ha fornito una bicicletta modello Cento1SR, Barlaam illustra i fattori che fanno il ciclismo epico, ecologista, mitico, patriottico, politico e gioioso e si potrebbe continuare senza sbavature retoriche anche se le “persone che amano se stesse più dello sport” con il doping trasformano tutta la poesia in merda.
Ciò nonostante, il miglioramento sulla persona è palese con il “rito di pedalare e salire verso la fatica”. Favorisce il sentimento solidale la complicità dei grimpeur solitari. Sentendosi indeboliti dallo sforzo fisico sorridono guardandosi negli occhi consapevoli che “dove non arriva la forza arriva il cuore”.
Ma come si ri-esce dalla propria selva oscura? Il libro avverte che si deve sfruttare la stessa velocità che hanno la ruota anteriore e quella posteriore in bicicletta, fare andare insieme la testa con il cuore. Il racconto avvincente di Barlaam si chiude con la sua partecipazione alla Maratona Ciclistica Oetztaler, 238 chilometri e 5.500 metri di dislivello. Come va a finire è confortante, ovviamente non lo raccontiamo per non rovinare la sorpresa del lettore.