Urbanistica INFORMAZIONI

Livorno: un’idea di città

Livorno è la terza città toscana per estensione demografica, dopo Firenze e Prato. Nella storia recente, più di ogni altra cosa, questa città è stata segnata dalla guerra. Da questo vissuto - il suo nucleo storico è stato distrutto per oltre il trenta percento [1] - la città, col tempo, ha patito l’assuefazione dell’identità collettiva verso un’immagine così devastata della struttura urbana, almeno per alcune sue parti [2]. In tal senso, la Livorno attuale non ha avuto una giusta propensione a pensare che alcuni manufatti pubblici, feriti se non ridotti a ruderi, venissero recuperati e restituiti all’aspetto pre-bellico. Forse per la comunità insediata non è la priorità, così come invece accaduto per altre città italiane martoriate dal conflitto. O Forse, si può grossolanamente sostenere che qui si è privilegiata, fin dalla ricostruzione post-bellica, la realizzazione di “diradamenti edilizi e superfetazioni urbane” (locuzione qui da intendere non per forza come accezione negativa). Detto in altri termini, la memoria urbana si è ripresa “quello che serve” perché, per il resto, Livorno è un luogo innanzitutto di scambi sociali e commerciali, da sempre. Menzionare Livorno significa, quindi, fare uno sforzo nel cercare di rivelare questa città in una dimensione di relazioni a dir poco regionale. Vizi e virtù di questo centro della Toscana affondano ad esempio - e tanto per restare al tempo nostro - nell’intrapresa economica che, generata dal porto, si è poi diversificata in altri settori industriali legati all’energia o alla componentistica. Come dire, per il peso che ha l’economia del mare, il grado di benessere della città si riflette sul sistema produttivo regionale e, dunque, se si incrina la dimensione della città-porto ne risente perlomeno la Toscana. Non si capirebbe altrimenti perché studi e analisi (soprattutto quelli più recenti) siano essi redatti a livello ministeriale, siano essi costitutivi della pianificazione e programmazione regionale [3], convergono nel considerare quest’area come strategica nello scacchiere del policentrismo urbano del nostro paese.

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Carta d’identità

Ma se la prima ragione della rubrica “Italia in Viaggio” che sosta a Livorno trova risposta nell’ultimo passaggio anzidetto, una seconda motivazione riguarda certamente le politiche urbane che interessano la città, i progetti e le trasformazioni che sono un caso da approfondire e portare all’attenzione nazionale [4]. E ciò è presto dimostrabile guardando ad atti concreti compiuti in questi anni: qui si è sperimentato, a metà degli anni novanta e nel pieno del dibattito nazionale sulla riforma urbanistica, un approccio integrato come leva per riabilitare brani dequalificati della città costruita. Probabilmente a nessuno è dato sapere quanto di fortuito c’è stato in questa visione prima, tradotta in azione di governo poi. Però è inconfutabile il fatto che la sensibilità verso, diciamo, la città esistente in disagio, sia stata voluta - e fortemente - nella filosofia di quello che i più chiamano disegno della città, ma che in sostanza si traduce nell’apporto alla società della dottrina pianificatoria. Potremmo dire che l’originalità della vicenda livornese è proprio in questo passaggio. Altre città dimostrano come, con politiche intelligenti, tenaci e lungimiranti, si sono rigenerate parti attraversate da forme di degrado di ogni genere; ma intanto queste città, si considerino per tutte Genova e Torino, hanno forza amministrativa, rango e quindi occasioni [5] ben maggiori. Cosa diversa è una città media che mette alla prova la Lur 5/1995 [6] la quale, a sua volta, è la prima legge urbanistica regionale che adotta il modello INU di suddivisione del piano in strutturale/operativo. E non solo: questo percorso viene fatto incardinandoci dentro il tema (sebbene con una fisionomia disciplinare Ante litteram) della trasformazione urbana [7]. In estrema sintesi, tutto questo configura un primato per Livorno nel panorama nazionale da condividere con altri pochissimi esempi che però hanno operato, nel campo della trasformazione urbana, all’interno della concezione del vecchio PRG. Per il resto, l’attivazione di una decina di programmi complessi variamente denominati e la STU “Porta a Mare” ne rappresentano quasi una logica conseguenza. Sia chiaro, non che si voglia sminuire un meccanismo sicuramente virtuoso di capacità di montaggio e reperimento di finanziamenti pubblico-privati [8], ma la portata innovativa non può essere considerata solo in base all’efficienza e all’efficacia amministrativa che un ente è in grado di esprimere, quanto e soprattutto nell’enunciazione di primazia di cui sopra.
Il terzo motivo del Perché Livorno? è dovuto al fatto che questo capoluogo toscano è sede del XVII Congresso INU, cioè il congresso che parla della crisi della città contemporanea e dei suoi fattori strutturanti: le risorse; il governo; il welfare. Perciò, la testimonianza questa volta diventa “esuberante” rispetto al consueto aplomb editoriale di Urbanistica Informazioni: Viaggio a Livorno diventa un intreccio tra descrizione, storia, sguardi d’autore, arte e, naturalmente, una narrazione labronica dall’ottica “interessata” dell’INU. Viaggio a Livorno è, dunque, un omaggio alla città che ospita l’Istituto per il suo appuntamento statutario più importante. Ma è anche la tappa in un luogo dove i temi congressuali che vengono dibattuti assumono un profilo visibile e tangibile guardando proprio alle sue emergenze storico-artistiche, scendendo per le sue strade, indugiando sui suoi quartieri di edilizia popolare come sul grande porto, spostando l’attenzione alle vaste zone retro-portuali dove l’armatura infrastrutturale si avviluppa con porzioni di industria. Di riflesso, se si guarda al congresso degli urbanisti italiani con un occhio locale, questo evento rappresenta indubbiamente un arricchimento di saperi e una fervida apertura, in particolare ora che la città si appresta a discutere del nuovo piano strutturale.

[1Alla Fine del secondo conflitto mondiale risultano illesi meno del 10% degli edifici del centro città, come riporta Lando Bortolotti nel suo Livorno dal 1748 al 1958 Profilo storico urbanistico, 2a ed., Firenze, Olschki, 1970, pagg. 362-363.

[2Si citano, ad esempio, tre situazioni nel cuore della città: Luogo Pio, la Dogana d’acqua e alcuni tratti delle Mura storiche. Questi esempi potrebbero ricordare le atmosfere tipiche che si ritrovano nell’opera del Piranesi.

[3A questo proposito si possono ricordare gli studi del MIT sulle città-bersaglio di secondo livello, ma anche il PRS e il PIT della Toscana che individuano in Livorno uno snodo urbano fondamentale per lo sviluppo della cd. Piattaforma logistica.

[4Un ampio spazio, in questo senso, sarà dedicato in un volume di prossima uscita, dal titolo “L’arte di trasformare la città”.

[5Basti ricordare le Colombiadi per Genova e i Giochi invernali per Torino.

[6Livorno risulta il primo comune toscano che adotta la nuova legge urbanistica regionale. Difatti, la Legge “Norme per il governo del territorio” entra in vigore nel gennaio del 1995, mentre il Piano strutturale è approvato a settembre del 1996. Il Regolamento Urbanistico è approvato poco più di tre anni dopo.

[7Dentro lo strumento di piano viene inclusa la Delibera di C.C. 200/1995 che, oltre a perimetrare un ampio ambito di intervento, introduce un sistema di regole flessibili e di incentivi che stimolano operazioni pubblico-private volte alla riqualificazione del tessuto urbano e alla rivitalizzazione economica, sociale e ambientale.

[8Tuttavia gli esiti si presentano con luci e ombre, anche se sono stati raggiunti alcuni buoni risultati. Il Programma di Riqualificazione Urbana “Mura lorenesi” è stato tra i primi programmi di questo tipo a essere inaugurato (accordo di programma sottoscritto nel 1998 - completa attuazione degli interventi nel 2003). Urban-Italia di Livorno è stato uno dei quattro comuni Urban, su 20 in totale, a ricevere una premialità per la buona capacità di spesa. Il Contratto di Quartiere II è uno dei rari esempi dove il MIT ha finanziato la proposta legata alla riedizione del programma, dopo Livorno aveva partecipato con successo anche ai primi Contratti di Quartiere. L’operazione Porta a Mare, realizzata attraverso una STU, è ormai una realtà anche economica. Anche per quanto riguarda l’ultimo in ordine di tempo, il PIUSS, a una fase iniziale critica sta corrispondendo un buon andamento attuativo.

Data di pubblicazione: 28 marzo 2011