Urbanistica INFORMAZIONI

Il XXX Congresso dell’INU: un patto per l’urbanistica italiana

Il XXX Congresso dell’INU s’intitola "Governare la frammentazione" e guarda all’ambiente nel quale viviamo con approcci progettuali e propositivi. Esiste una frammentazione della fonte normativa, disciplinare, lessicale. Vi sono frammentazioni nella cultura, nella produzione e nella trasmissione di conoscenza. Sono frammentate le competenze, le parti sociali, le politiche economiche, le istituzioni. Si frammentano e si disperdono le responsabilità.

Vi era già molto di questo mondo e di questi temi, nell’aprile 2016, al centro del XXIX Congresso dell’INU, dedicato al “Progetto Paese, l’urbanistica tra adattamenti climatici e sociali, innovazioni tecnologiche e nuove geografie istituzionali”, con il quale si è promosso un nuovo posizionamento culturale, centrato sull’allineamento delle politiche pubbliche, sulla riscoperta del valore sociale dell’urbanistica, sul sostegno alle sperimentazioni nella trasformazione delle città. Abbiamo lavorato, da allora, per individuare strumenti e azioni, in una piattaforma propositiva, svolgendo programmi e ricerche, confronti e riflessioni.

Si confermano, come questioni urgenti da affrontare, quelle ambientali ed ecologiche, quelle della povertà urbana, da contrastare con il contributo che la rigenerazione urbana può dare all’integrazione sociale e all’accessibilità alla casa e ai servizi essenziali, quelle della mobilità delle popolazioni, con soluzioni coordinate e l’investimento nel trasporto pubblico, quelle dei diritti di cittadinanza, che includono la dotazione di spazi pubblici, privi di barriere materiali e immateriali. Con il XXX Congresso proponiamo, alla base di un governo della frammentazione, prospettabile anche se in larga parte ignoto, un patto per l’urbanistica italiana, per definire programmi formativi, per comporre alleanze politiche, per sostenere l’innovazione di un modello industriale che assuma le questioni ambientali e sociali come valori nei progetti economici, per modificare gli strumenti operativi. Il patto non è una mera negoziazione, né un esercizio puramente tecnico, ma un impegno inderogabile, una scelta politica e culturale. In esso, il progetto della trasformazione fisica degli ambienti urbani e dei territori, nella chiave della rigenerazione e dell’adattamento, con i tempi dell’attesa quando serve e dell’intervento subitaneo quando indispensabile, con gli orizzonti delle città in divenire e delle popolazioni in movimento, può contribuire a un nuovo modello di sviluppo economico e rispondere alla domanda di giustizia sociale. Perciò, in questo Congresso, parlare di ’cambiamento’ appare finanche datato, quando non evocativo di ’altro’ rispetto a ciò che ci appassiona. Si ricorre, come già accade anche in altri contesti, a mutazione o transizione, per riferirsi a una variazione strutturale, per indicare lo spazio, quello dei luoghi, ma anche quello della nostra disciplina, entro il quale muoversi da qui in avanti, ove non vi è modo di ’aggiustare’, ma sembra più utile recuperare e ridare vita a valori che rischiano di essere dimenticati o negati (rigenerare), eliminare sapendo individuare il superfluo e ideare, praticando quella specifica capacità dell’essere umano di trascendere dalla realtà, pur essendone responsabile, per costruire interpretazioni e narrazioni, cooperare in vaste comunità, adattare i comportamenti alla mutevolezza delle condizioni.

Tutto questo ha molto a che fare con la necessità di descrivere l’Italia, un mosaico di differenze che ne possono fare una nazione unita anche nella valorizzazione dei diversi contesti e nella redistribuzione dei patrimoni materiali e immateriali su tutto il territorio. A ciò è dedicata la VII Rassegna Urbanistica Nazionale dell’INU (Mosaico Italia: raccontare il futuro), che affianca il Congresso e torna, dopo molti anni (la VI Rassegna si tenne a Matera nel 2010), come occasione significativa di conoscenza e di incontro.

Gli argomenti da trattare e sui quali svolgere il confronto con i tanti e diversi soggetti che si occupano direttamente o indirettamente delle città nelle quali viviamo, che comprendono i sistemi del lavoro e dell’impresa, della ricerca e del trasferimento di conoscenza, dell’amministrazione e della professioni (componenti della base associativa del nostro Istituto), sono stati composti secondo cinque campi entro i quali individuare azioni. Essi sono organizzati tramite cinque parole chiave: garantire, qualificare, attualizzare, differenziare, democratizzare. Con garantire, ci riferiamo a livelli essenziali di prestazioni urbane, di valore universalistico, che appare perduto nella pratica ormai cinquantennale dello standard urbanistico.

Con qualificare, guardiamo all’orizzonte complesso della rigenerazione urbana, non una nuova procedura ma un cambio di paradigma, per il quale occorre che siano diversamente e maggiormente qualificate anche le azioni pubbliche e private nell’intervento di trasformazione delle città. Con attualizzare, proponiamo il recupero della progettualità e della capacità di investimento nella sfera pubblica, tramite un efficace collegamento tra la pianificazione urbanistica, la programmazione e la gestione delle risorse comunitarie, disponibili per mettere in opera politiche integrate di coesione sociale e di miglioramento delle condizioni urbane. Con differenziare, affrontiamo il difficile tema del regionalismo italiano, una risorsa o un rischio, per il quale c’è bisogno di riflessioni non meramente contabili, sostenute da approfondita conoscenza dei fenomeni sociali ed economici, dello stato delle città e dei territori, delle condizioni e delle caratteristiche della popolazione; da una seria analisi degli effetti delle decisioni nelle diverse materie; da una reale partecipazione degli italiani in un processo decisionale di portata storica. Con democratizzare, cerchiamo di rintracciare gli spazi per la fiducia fra istituzioni e popolazioni, l’equilibrio fra rappresentanza democratica e diritti di cittadinanza, a partire dallo stato incompiuto delle riforme, che, in urbanistica, vedono sempre più debole il governo dell’area vasta, il più adatto per i progetti complessi riferiti all’ambiente, alle infrastrutture, ai paesaggi.

Data di pubblicazione: 13 giugno 2019