Urbanistica INFORMAZIONI

Da città industriale a città da bere

Gli elementi che connotano la storia del territorio negli ultimi trent’anni sembrerebbero effettivamente seguire un percorso lineare: si tratta di una conurbazione caratterizzata fino agli anni Settanta da una forte presenza di siti industriali, circondata da una regione di miniere di carbone; collocata nell’area più povera dell’Inghilterra; scarsamente dotata di grandi infrastrutture e poco raggiungibile; marcata, inoltre, da alcune specifiche criticità sociali, come tassi di scolarizzazione significativamente inferiori alla media nazionale. E che, a partire dagli anni Novanta, attraverso ingenti investimenti in progetti architettonici ed urbanistici a destinazione culturale, sembra cambiare in modo sostanziale il suo paesaggio urbano e la sua economia. La diffusione stessa del nome composto Newcastle-Gateshead riflette l’azione della attuale agenzia di marketing locale, che conduce una campagna in cui la conurbazione del Tyneside, e in particolare le parti che si affiacciano sul fiume, appaiono come un’unica città, e come il principale polo attrattivo del Nord dell’Inghilterra. Come riporta il sito dell’agenzia: “located in North East England, Newcastle (on the North bank of the River Tyne) and Gateshead (on the South bank) have been transformed into a single visitor destination called Newcastle-Gateshead” (www.newcastlegateshead.com, sett. 2009) Nella storia recente della città, si riscontrano però anche forti momenti di rottura, che appaiono fondamentali per comprendere la Newcastle-Gateshead di oggi. In particolare, un passaggio rilevante è da collocarsi nelle politiche del governo conservatore negli anni Ottanta e Novanta, che toccano sia l’identità locale, sia la linea di sviluppo della regione, sia la composizione e l’azione della sfera politica urbana. Alle difficoltà dovute alla ristrutturazione del comparto produttivo corrisponde infatti negli anni Ottanta una esplicita stigmatizzazione della cultura industriale della regione, accusata di mancare di spirito imprenditoriale, e di rappresentare un ostacolo allo sviluppo. A questo si associa una forte critica ai livelli amministrativi locali, che si concretizza nella abolizione del “Metropolitan Council of Tyne and Wear”, un organo amministrativo che univa le Municipalità delle rive del Tyne, e che era stato il promotore di un piano strategico complessivo per la regione. A partire dal 1987 e fino alla fine degli anni Novanta, la conurbazione sulle rive del Tyne viene inoltre interessata massicciamente dall’azione della “Tyne and Wear Development Corporation” (TWDC). Le Urban Development Corporations (UDC) rappresentano una delle azioni di politica urbana più incisive della lunga stagione di governo conservatore, e il maggiore settore di spesa del governo inglese nel campo delle politiche urbane tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta. Si tratta di organi che assumono competenze di pianificazione e di sviluppo per ampi settori delle città coinvolte, in particolare nelle inner cities, e vengono gestiti da una commissione che fa riferimento al governo centrale. Il cui compito principale è quello di attirare e favorire gli investimenti (Imrie & Thomas, 1999). Alla base vi è la convinzione che favorire le imprese private che sceglievano di investire e costruire nelle aree oggetto dell’intervento avrebbe generato effetti positivi a cascata su tutta la città (Healey, 1995); ma vi è anche una profonda sfiducia negli organi eletti localmente, accusati di non essere in grado di farsi carico di un processo di rigenerazione, e l’intenzione di muovere verso una gestione di tipo imprenditoriale della città (Cochrane, 1999, p.251). L’abolizione del Metropolitan Council si accompagna anche alla presa in carico da parte del Consiglio per le Arti (Arts Council) dei finanziamenti in campo culturale che riguardano la regione, attraverso l’azione di una Commissione (Regional Arts Board) che opera in stretta collaborazione con le autorità locali. Da un compito di gestione economica, la commissione regionale arriva a svolgere un ruolo di forte orientamento delle politiche per lo sviluppo orientate alla cultura, e si afferma come la maggiore organizzazione di promozione culturale del Nord dell’Inghilterra (Bailey, 2004). E’ all’azione di questo organo, attraverso i finanziamenti provenienti in gran parte dal Lottery Fund, che si devono i grandi interventi sulla sponda di Gateshead. L’abolizione del livello sovralocale alla fine degli anni Ottanta ha quindi, tra i suoi esiti, anche la crescita di relazioni verticali, cioè tra enti locali e agenzie o istituzioni statali. In questa cornice, la stessa idea di “città”, per la conurbazione di Newcastle-Gatesehad, rimane critica: ogni forma di coerenza dell’azione politica appare più come un risultato temporaneo e disomogeneo, che come parte di un progetto complessivo. Sebbene questo possa produrre sintesi insperate e positive, uno degli effetti è anche la scarsa capacità di allargare lo sguardo delle azioni strategiche locali oltre i luoghi a più alta concentrazione di interessi simbolici ed economici; e non esercitare le possibilità di integrazione e collaborazione a livello locale (Vigar et al., 2005).

Due letture

Uno dei fenomeni più visibili del cambiamento che ha interessato Newcastle-Gateshead negli ultimi anni è la crescita della vita notturna. A produrla, secondo Hollands e Chatterton è un mix di elementi di natura globale, come la transizione verso economie post-industriali e la crescita di una classe di abitanti-consumatori come studenti universitari o giovani professionisti, e caratteri locali, come la propensione alla vita notturna concentrata nel fine settimana, un certo tipo di consumo alcolico, l’orgoglio identitario. A prodursi è una vita notturna effettivamente molto intensa, che ha cambiato il volto di alcune aree del centro che un tempo versavano in pessime condizioni. Ma è anche connotata da una sempre minore accessibilità se non si è “consumatori”, in cui i locali gestiti da proprietari locali hanno conosciuto una forte diminuzione negli anni, e dove gli spazi di condivisione e creatività (ad esempio, quelli che supportano la produzione musicale giovanile locale) sono sempre più in difficoltà, e sospinti verso la periferia (Hollands, Chatterton, 2002). Le caratteristiche della vita notturna di Newcastle - con una offerta poco diversificata, caratterizzata da un clima nel complesso aggressivo, in cui le diverse popolazioni urbane faticano a mescolarsi e in cui mancano forme di socialità non legate al consumo intenso di alcol, ma anche vivace, molto frequentata e con una certa popolarità nel contesto inglese sembrano strettamente legate alle difficoltà e ai cambiamenti a cui è andata incontro la working-class della regione, come “cultura residuale” (Williams, 1958), in relazione a nuove culture dominanti. Il testo di Williams costituisce uno dei fondamenti dei cultural studies, un approccio nato con l’intento di trascendere gli steccati disciplinari e di riconnettere pratiche culturali e azione politica, che ha conosciuto un grande sviluppo nei Paesi anglosassoni a partire dagli anni Sessanta e Settanta. L’importanza, e la attualità, del testo di Williams sta soprattutto nell’aver posto la “cultura” non come un corpo separato di attività intellettuali, ma come una forma di comprensione e di organizzazione della realtà, che dà forme alle relazioni sociali, e che agisce nella produzione del contesto. In un momento in cui la cultura è chiamata con insistenza in causa come risorsa dello sviluppo urbano, e in cui molti dei modelli più seguiti provengono dal contesto anglosassone, ci sembra interessante richiamare l’attenzione su uno dei testi che ha fondato il dibattito rispetto alla questione culturale nelle società contemporanee, e che ci ricorda la necessità di approfondire lo sguardo per meglio comprendere i fenomeni attuali.

Williams, R., 1961. The Long Revolution Pelican Books., London. Hollands, R. & Chatterton, P., 2002, “Changing Times for an old industrial city. Hard times, hedonism and corporate power in Newcastle’s nightlife”, City, 6(3), 291-315

Bibliografia

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Data di pubblicazione: 4 aprile 2011