Urbanistica INFORMAZIONI

Buoni propositi

I processi e le dinamiche che ci investono e che condizionano il decennio che si è aperto pongono in stretta relazione i trend demografici e i processi di urbanizzazione, il tema energetico e le sfide sulla riduzione delle emissioni, la tutela e gestione delle risorse idriche e dei rifiuti.

Ogni giorno le città e i territori sono investiti da fenomeni che impropriamente chiamiamo emergenze quali: inquinamenti, alluvioni, flussi migratori. Sono processi dei quali prendiamo coscienza quando esplodono, ma che caratterizzano e condizionano la vita del nostro Paese.

Le “calamità naturali” e le “calamità sociali” aggravate dal cambiamento climatico impongono una azione e una dotazione di risorse straordinarie per mettere in sicurezza il territorio. Un programma coordinato tra Stato e Regioni per individuare le zone a rischio, imporre nuovi e appropriati vincoli, attivare politiche e un piano di finanziamenti certi di lungo periodo.

Serve una strategia che concentri e non disperda le risorse che lo Stato è in grado di attivare, mobilitando allo stesso tempo i finanziamenti per il trasporto pubblico locale, vera emergenza delle grandi e medie città italiane.

Risorse, programmi e progetti con regole semplici e chiare da attivare subito e con un orizzonte di almeno un decennio.

I “buoni propositi” riferiti alla costruzione di una Agenda per il Territorio che gli urbanisti ed i tecnici propongono da tempo richiedono una discontinuità che consiste nell’affiancare alla gestione dell’emergenza un programma che sappia garantire nel contempo soluzioni temporanee, ordinarie e interventi di messa in sicurezza del territorio delle infrastrutture e degli edifici.

Una discontinuità che superi il modello operativo dello Stato incentrato su provvedimenti limitati, perlopiù orientati sul versante dell’edilizia, come le “semplificazioni”, il d-ter dell’articolo 16 del DPR 380/2001, le definizioni del Regolamento Edilizio Tipo; azioni che nascono in ambito “settoriale” e inevitabilmente non contengono i necessari riferimenti ad una materia per definizione “complessa” come il governo del territorio. E che superi anche la strategia di molte regioni di norme leggi e deroghe che puntano a riproporre l’impossibile stagione della valorizzazione immobiliare e della intensa e diffusa produzione edilizia.

In questo numero di Urbanistica Informazioni offriamo alla lettura due interviste agli attori del Governo regionale che si apprestano alla scadenza elettorale riflettendo sugli esiti dei processi di riforma e sui nodi della gestione delle leggi urbanistiche regionali e sugli strumenti di piano. Raffaele Donini, assessore dell’Emilia Romagna, si pone l’obiettivo di completare il Piano Paesistico regionale coordinando “le tutele statali e quelle regionali, mettendo in sinergia il precedente piano paesistico regionale con i vincoli paesaggistici statali” e di ottenere “all’interno della ridefinizione delle competenze per la maggiore autonomia richiesta dalla Regione al Governo, un fondo di 30 milioni di euro l’anno da assegnare ai comuni della nostra regione per progetti di rigenerazione urbana e cura delle città”.

Franco Rossi, assessore della Calabria, riconosce che “l’Italia è un Paese strutturalmente fragile (…) perché abbiamo costruito dovunque e comunque, anche negli alvei dei fiumi, nelle pieghe dei torrenti, sulle rive del mare. È fragile, anche e soprattutto, in quanto esito non previsto e non pianificato della sommatoria di territori fragili: aree interne, suoli rurali abbandonati, borghi in via di spopolamento, zone in ritardo di sviluppo”. E rivindica come con la Legge Urbanistica Regionale “Le azioni e la stretta collaborazione che si è determinata tra il Governo regionale, i Comuni ed i loro territori rappresenta sicuramente una strada importante da perfezionare meglio definire e sperimentare”.

Anche la strada intrapresa per avviare il Piano Strategico per il Po, ambito che interssa 8 regioni per 82.700 kmq indica come necessario “un nuovo approccio all’area vasta, capovolgendo il principio di competenza territoriale, ancora e forse inevitabilmente a cascata, per privilegiare un’inversione che, a partire dai problemi, individui strategie, scenari e soluzioni, appoggiandosi a processi partecipati capaci di valorizzare le competenze, le conoscenze collettive e le capacità di azione e imprenditoriali esistenti o attivabili”.

Discontinuità e Agenda per il Territorio nella quale avviare l’evoluzione della cultura del progetto individuata da Michele Talia “nella concreta esperienza di molte amministrazioni locali, che hanno rinunciato al ruolo di orientamento tradizionalmente assegnato al settore edilizio in cambio di programmi di rigenerazione che individuano i principi ispiratori nella riduzione di CO2, nella transizione energetica, nella bonifica dei suoli e delle acque, nel riuso dei manufatti demaniali abbandonati o nella messa in sicurezza del territorio”.

Data di pubblicazione: 20 gennaio 2020