Urbanistica INFORMAZIONI

Avvicinarsi al paesaggio plurale delle coste pugliesi

La Puglia è una penisola obliqua, lunga e stretta, inclinata a sud-est. È tanto stretta da potersi sostenere che è ovunque costiera perché il mare, anche quando non si vede, "si sente dappertutto" (Macchia, 1993).
I circa 995 km di costa hanno profondamente influenzato la regione dal punto di vista storico-culturale, socio-economico, paesaggistico-ambientale. La fascia costiera assume quindi un ruolo strategico nell’ambito regionale. Ora come in passato.
Se ci si spostasse lungo la linea di costa lentamente e con sguardo attento, ci si renderebbe conto della grande varietà di morfologie costiere che essa contiene: golfi, baie, montagne, promontori, spiagge sabbiose e ciottolose, ecc. Ma si noterebbe anche l’eterogeneità degli usi antropici del suolo, molti dei quali sopraggiunti nella seconda metà del secolo scorso, che accresce, rispetto al passato [1], la fragilità e la frammentarietà della fascia costiera.
Risultano particolarmente evidenti le trasformazioni realizzatesi tra gli anni ’60 e gli anni ’80 durante i quali l’interesse per l’uso turistico delle coste ha fatto moltiplicare non solo grandi e piccole strutture ricettive e legate al tempo libero, ma anche una miriade di complessi residenziali e di singole case dedicate alla villeggiatura, abitate solo pochi mesi all’anno. Tali nuovi usi hanno trasformato radicalmente la costa pugliese. La naturalità lungo la costa è ormai residuale, così come lo stanno diventando gli orti, che in alcuni tratti sono così sporadici e spersi tra i fabbricati e gli incolti, da assumere valore più come elemento folkloristico, come testimonianza degli antichi utilizzi di quei territori, che dal punto di vista produttivo.
Sembra efficace la metafora utilizzata da Valeria Mininni che parla della Puglia come di un territorio obliquo non solo perché è inclinato a Oriente ma anche perché, come una tavola inclinata che fa scorrere gli oggetti sferici verso il lato posto in basso, essa fa rotolare ogni cosa verso il mare, col risultato che lungo la costa tutto "si affolla, urtandosi alla ricerca di un posto in prima fila" (Mininni, 2010).
L’attrattiva della costa va purtroppo affiancata all’assenza di un progetto urbano per tale ambito o comunque alla esistenza di progetti "distratti" rispetto ai valori e alle specificità dell’ambito costiero.
Percorrendo la costa lentamente si ha, infatti, la netta sensazione che le trasformazioni presenti non siano il frutto di un piano strategico ben preciso, ma il risultato della disattenzione delle amministrazioni e/o l’esito fortuito dell’intraprendenza dei cittadini e degli attori sociali.
In assenza di piani e di norme in grado di orientare i comportamenti degli abitanti, una pluralità di soggetti hanno agito ed operato sul territorio utilizzandolo nei modi più disparati. Le trasformazioni dello spazio costiero perciò, non hanno avuto risultati omogenei: in alcuni tratti sono state rapide e dirompenti, in altri sono state meno numerose e meno importanti.
In prossimità di Bari ed in particolare nel tratto di costa a nord del capoluogo, per esempio, si assiste ad una sorta di saldatura dei centri urbani: case stagionali per le vacanze si alternano a qualche fabbricato storico, ad insediamenti produttivi realizzati a ridosso del mare, ad edificati ed interventi eterogenei che sostituiscono del tutto gli usi preesistenti o che ne lasciano tracce più o meno evidenti. In questa zona il concentrarsi degli interventi sul litorale ne ha in alcuni tratti offuscato l’orizzonte (Mininni, 2010). In altri, come nel Gargano o in alcune aree costiere del Salento, gli ecosistemi naturali sembrano aver resistito meglio, nonostante le pressioni del turismo siano tutt’altro che sopite.
Nel territorio costiero garganico del Comune di Serracapriola ci sono per esempio circa 8 km. di costa sabbiosa ancora prevalentemente poco antropizzati.
L’intero promontorio del Gargano è da considerare un’importante isola biologica al cui interno risiede un’ampia diversità di paesaggi. Uliveti, mandorleti e agrumeti, ma anche pinete e foreste scendono dolcemente fino al mare o si tuffano a picco sulla costa sabbiosa o a scogliera. Da ricordare anche le falesie del Gargano [2], coste rocciose con alte rupi che precipitano al mare, la cui inaccessibilità ha in alcuni casi favorito l’insediamento di animali e di piante altrove rari.
Anche altri tratti di costa della Puglia hanno importanti valenze naturalistiche. Per esempio quelli caratterizzati dal sistema dunale che si sviluppa parallelamente alla linea di costa e che ospita popolamenti vegetali di grande valore: ginepri lungo la costa brindisina, macchia mediterranea a Otranto e a Lesina, pinete lungo la costa del tarantino.
Ciò nonostante l’effetto complessivo ed evidente che si ha percorrendo la costa pugliese è che si sia al cospetto di luoghi cresciuti casualmente, frammentati, difficili da capire. "Densificazioni di periferie senza città, processi di deformazione di usi e pratiche nello spazio che non aggiungono nulla nel tempo, ma induriscono i materiali che si lasciano attraversare dal racconto di una villeggiatura al mare trascorsa in una roulotte, ieri, e oggi, la stessa roulotte, incastrata nella casa in pietra per un bisogno di comfort sopravvenuto, in un campeggio tutto pavimentato, una roulotte ormai ferma e senza ruote, una sorta di armadio, un ready made involontario. Oppure un desiderio post-rurale in una villa al mare dove si è prima sottratta l’agricoltura e dopo si è impiantato un uliveto diventato giardino" (Mininni, 2010).
Trasformazioni che la pianificazione locale non è stata in grado né di indirizzare, né di controllare.

I primi indizi di una nuova attenzione verso il sistema delle coste

Negli anni settanta e ottanta del secolo scorso il sistema locale della pianificazione (i Piani Regolatori Comunali e i Programmi di fabbricazione) non è stato attento agli equilibri e alla tutela delle coste per cui si sono previste anche grosse espansioni edilizie a ridosso del mare (Martinelli, 2010). Si può probabilmente affermare che le prime norme di tutela, come per esempio la legge 431/1995 (che inserisce 300 metri di spessore come buffer di tutela paesaggistica) intervengono quando "il danno è già fatto".
Negli anni più recenti l’attenzione verso gli ambiti costieri si è accresciuta. Segnali in tal senso sono evidenti ai vari livelli di pianificazione e i primi indizi di questa una nuova stagione urbanistica iniziano in qualche caso ad intravvedersi, anche nei piani che mantengono previsioni espansive a carattere turistico (ad esempio il PUG del Comune di Monopoli) l’obiettivo è sempre più quello di legare lo sviluppo costiero a quello dell’entroterra, alle tradizioni rurali che caratterizzano, come già detto, anche i comuni costieri e che ne rappresentano spesso l’elemento identitario originale nel panorama regionale e nazionale.
Il nuovo Piano Paesaggistico della Regione Puglia, il cui iter di adozione ed approvazione è recentemente stato riavviato, ha predisposto uno specifico progetto territoriale regionale volto alla valorizzazione e riqualificazione integrata dei paesaggi costieri. Esso, coerentemente con quanto sostenuto dalla Strategia europea per la gestione integrata delle zone costiere e dallo Schema di Sviluppo Spaziale Europeo, ritiene le aree costiere ambiti fragili dal punto di vista ambientale, che richiedono strategie integrate di sviluppo spaziale, capaci di bilanciare tutela attiva e valorizzazione dei territori, da promuovere con il coinvolgimento delle comunità insediate.
Ma anche alcune scelte effettuate nei Piani territoriali di coordinamento provinciale (quelli delle provincie di Lecce e Foggia) e alcuni recenti Piani Urbanistici Generali Comunali mostrano segnali incoraggianti.
Anche l’operato di alcune Aree Protette va menzionato. Per esempio quello del Parco Regionale delle Dune Costiere [3] che con numerose iniziative e progetti cerca di migliorare la gestione dei suoi habitat e di promuovere sia la sua fascia costiera, lunga circa 6 chilometri, che la parte interna, che ingloba l’area degli ulivi secolari e il corso di alcune lame.
Tra i numerosi progetti realizzati dal Parco si vuole ricordare la Strategia e Piano di Azioni che il Parco delle Dune Costiere ha redatto per aderire alla "Carta Europea per il Turismo Sostenibile" [4], certificazione ricevuta da parte di Europarc Federation nell’ottobre 2012. Tale strategia, da attuare nel corso del quinquennio 2012-2017, è stata definita attraverso la sensibilizzazione e il coinvolgimento della comunità locale, che sarà partecipe anche dell’effettiva realizzazione degli interventi. Sono state per esempio previste diverse azioni volte alla tutela dell’ecosistema costiero, alcune delle quali saranno realizzate grazie a protocolli d’intesa tra Parco e operatori turistici, quindi col pieno coinvolgimento dei proprietari dei lidi e dei villaggi turistici, che contribuiranno ad accrescere il livello di sostenibilità ambientale e gli equilibri naturalistici della costa [5].
Nel Parco delle Dune Costiere, come in altri tratti di costa pugliese, sembra quindi che emerga "una tendenza, ancora di natura indiziale, di usi ricreativo-balneari che sembrano stare sul mare «in punta di piedi», attraverso forme miste di balneazione con spiagge libere con servizi che, pur consentendo l’accesso pubblico alla costa, garantiscono i servizi basici delle «spiagge di famiglia»; al contempo, la sperimentazione dell’amovibilità di tali strutture (pedane, passerelle, cabine, strutture di servizio...) migliorano l’accessibilità alla costa con proposte sostenibili dal punto di vista ambientale, consentendo lo smontaggio di molte di tali strutture a fine stagione..." (Martinelli, 2010).
Tali dinamiche sono naturalmente anche il risultato della pianificazione di settore introdotta in Puglia a partire dagli anni 2000. La Delibera di Giunta regionale n. 319/2001 "Criteri di pianificazione dell’uso del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative" stabiliva che i comuni costieri dovessero normare l’uso delle proprie aree demaniali marittime attraverso la predisposizione dei Piani comunali delle coste.
Ma un ulteriore ed importante passo in avanti viene effettuato con la lr 17/2006 recante la "Disciplina della tutela e dell’uso della costa" che rivede nella sua interezza l’azione della Regione Puglia in materia di demanio marittimo, che deve conformarsi ai seguenti principi (art. 1, comma 4):
a. salvaguardia, tutela e uso eco-sostenibile dell’ambiente;
b. pianificazione dell’area costiera;
c. accessibilità ai beni del demanio marittimo e al mare territoriale per la loro libera fruizione;
d. semplificazione dell’azione amministrativa;
e. trasparenza delle procedure e partecipazione alla definizione degli indirizzi;
f. integrazione tra i diversi livelli della Pubblica amministrazione, attraverso forme di cooperazione e di concertazione;
g. decentramento amministrativo dei compiti e delle funzioni connesse;
h. sviluppo armonico ed eco - compatibile del turismo balneare.
Tale norma prevede anche che la pianificazione regionale si debba attuare attraverso il Piano regionale delle coste (Prc).

[1Il Colamonico ci ricorda che fino ad un recente passato la Puglia era caratterizzata da soli 21 grandi centri abitati costieri (un centro ogni 13,6 km in Terra di Bari, uno ogni 39 km in Capitanata ed 1 ogni 83 in Terra di Otranto) e che la costa presentava aspetti non dissimili dalle aree interne, con i pascoli e i seminativi che arrivavano in prossimità del mare.

[2Le falesie sono presenti anche in altre aree costiere della Puglia: nel tratto a sud di Bari e nel Salento.

[3Il Parco interessa i territori comunali di Fasano e di Ostuni, entrambi appartenenti alla provincia di Brindisi.

[4La CETS è una certificazione di processo, che intende applicare i principi dello sviluppo sostenibile con il pieno coinvolgimento della comunità locale e degli operatori economici, in primo luogo quelli turistici e definire insieme delle strategie e delle azioni volte ad una corretta tutela, valorizzazione nonché fruizione consapevole delle risorse naturali e paesaggistiche, per le quali sono stati istituiti i Parchi e le Riserve regionali.

[5La gestione degli ambiti costieri rappresenta una questione estremamente complessa in particolar modo nei mesi estivi, soprattutto a luglio e ad agosto, periodo durante il quale una gran quantità di turisti si riversano sulle spiagge, con inevitabili modificazioni agli equilibri ecologici, idraulici e ambientali del sistema costiero.

Data di pubblicazione: 6 giugno 2013